La storia dell’ omotossicologia confluisce in un metodo naturale di stimolare le capacità del paziente a promuovere la propria omeostasi. Un organismo che elimina efficacemente le tossine esogene ed endogene acquisisce una maggiore capacità omeostatica e pertanto facilità la propria guarigione. Inoltre la modulazione delle funzioni ottenuta tramite piccoli stimoli non produce effetti piccoli, ma regolazione biologica. L’ omotossicologia vanta nei confronti dell’omeopatia classica una maggiore modernità nei tempi di lavorazione di un evento clinico e sopratutto una validazione dei rimedi secondo standard e metodo accettati. L’obiettivo del trattamento omotossicologico e la riattivazione tramite rimedi efficaci della capacità di ogni paziente nel promuovere la propria salute. L’omotossicologia si sviluppò nel secolo scorso, grazie all’opera del medico tedesco Hans Heinrich Reckeweg, come ponte tra l’omeopatia classica e la medicina convenzionale. Il suo contributo alla medicina consiste in un modello scientifico di malattia a evoluzione fasica e la formulazione di un elevato numero di rimedi. Reckeweg con l’ omotossicologia descrive le malattie di cui soffre e ha sofferto ogni paziente mai come entità cliniche tra di loro separate. L’ omotossicologia invece le valuta come l’espressione sequenziale della lotta costante di ogni organismo vivente contro le tossine, per il mantenimento dell’ omeostasi. L’essere umano produce malattie solo apparentemente diverse, ma in realtà intimamente connesse al carico patologico di tossine e alla sua capacità biologica di gestirle. Il metodo di unificare tutte le malattie di un paziente in una progressione biologica sensata è sicuramente il primo dei lasciti di Reckeweg ai posteri.
Dott.Fabio Farello , Omotossicologia a Roma