Anisakis e omotossicologia
Anisakis è un parassita degli organismi marini, appartenente ai vermi nematodi, che non può essere eradicato tramite omotossicologia. Nei pesci i parassiti sono presenti all’interno delle carni e si possono trasmettere all’uomo tramite degustazione di crudo non sottoposto ad abbattitura. Gli Anisakis misurano dagli 1 ai 3 cm, sono sottili e arrotolati su loro stessi. Anisakis può costituire un rischio per la salute, sia per la parassitosi causata da ingestione di pesci contenenti le larve, sia per la possibile allergia ai prodotti chimici liberati dalle larve nei pesci ospiti. I pesci più a rischio di contaminazione da Anisakis sono tonno, sardina, aringa, acciuga, pesce sciabola, ricciola, lampuga, pesce spada, nasello, merluzzo, rana pescatrice e sgombro. Aniakis si previene facilmente mediante la cottura o il congelamento del pesce a temperature adeguate per un tempo sufficientemente lungo. Non basta invece la marinatura, la salatura, e l’affumicatura. Nei paesi dell’Unione europea la normativa o raccomanda il congelamento dei prodotti ittici a -20 °C per almeno 24 ore e prevede l’ispezione a campione.
Solo i congelatori domestici a quattro stelle sono in grado di raggiungere tale temperatura, mentre gli altri oscillano tra i -6 e -12 °C non consentendo sicurezza. Anche disponendo di un congelatore adeguato è consigliabile attendere qualche giorno piuttosto che le 24 ore indicate prima di consumare il pesce crudo. La cottura del pesce eviscerato evita invece il rischio Anisakis. Anche nel caso il pesce sia cotto o consumato crudo ma dopo congelamento bastevole però, le sostanze biochimiche secrete dalle larve all’interno dei pesci che le ospitano possono causare delle reazioni allergiche nei soggetti predisposti. La malattia dovuta a infezione parassitaria è denomina anisakidosi e impegna primariamente il sistema gastrointestinale.
In caso di ingestione di pesce crudo contenente Anisakis, il parassita potrebbe venire espulso spontamente con il tempo di transito normale ovvero circa 48 ore. Anisakis può però penetrare la mucosa gastrica causando un dolore gastrico violento, accompagnato da nausea e vomito. Qualora Anisakis attraversi lo stomaco senza lederlo, può attecchire successivamente nell’intestino comportando dolore addominale , nausea, diarrea e febbre. Anisakis può determinare anche emergenze come la perforazione intestinale o gravi forme allergiche. La diagnosi è effettuata tramite endoscopia radiografia con mezzo di contrasto, oppure tramite esame istologico effettuato su biopsia. Utile anche a ricerca di anticorpi specifici contro la larva di Anisakis. L’esame delle feci invece non evidenzia infezione da Anisakis perchè l’uomo non è un ospite finale di questo parassita. Il trattamento di Anisakis è spesso endoscopico tramite apposite pinzette. Nei casi più gravi si ricorre ad intervento chirirguco per esempio se si manifesta ostruzione o perforazione. Spesso il trattamento è invece solo sintomatico in attesa di una espulsione spontanea da parte dell’organismo.
L’ omotossicologia rappresenta un metodo naturale di stimolare le capacità del paziente a promuovere la propria omeostasi. Un organismo che elimina efficacemente le tossine esogene ed endogene acquisisce una maggiore capacità omeostatica e pertanto facilità la propria guarigione. Inoltre la modulazione delle funzioni ottenuta tramite piccoli stimoli non produce effetti piccoli, ma regolazione biologica. L’ omotossicologia vanta nei confronti dell’omeopatia classica una maggiore modernità nei tempi di lavorazione di un evento clinico e sopratutto una validazione dei rimedi secondo standard e metodo accettati. L’obiettivo del trattamento omotossicologico e la riattivazione tramite rimedi efficaci della capacità di ogni paziente nel promuovere la propria salute. L’omotossicologia si sviluppò nel secolo scorso, grazie all’opera del medico tedesco Hans Heinrich Reckeweg, come ponte tra l’omeopatia classica e la medicina convenzionale. Il suo contributo alla medicina consiste in un modello scientifico di malattia a evoluzione fasica e la formulazione di un elevato numero di rimedi. Reckeweg con l’ omotossicologia descrive le malattie di cui soffre e ha sofferto ogni paziente mai come entità cliniche tra di loro separate. L’ omotossicologia invece le valuta come l’espressione sequenziale della lotta costante di ogni organismo vivente contro le tossine, per il mantenimento dell’ omeostasi. L’essere umano produce malattie solo apparentemente diverse, ma in realtà intimamente connesse al carico patologico di tossine e alla sua capacità biologica di gestirle. Il metodo di unificare tutte le malattie di un paziente in una progressione biologica sensata è sicuramente il primo dei lasciti di Reckeweg ai posteri.
Dott.Fabio Farello , Omotossicologia a Roma